Guarini. Ciò che fa vaga, o queta Ne suoi torbidi affeti humana voglia, o detto inevitabile, é verace; i Ecco d'Amore, e di pietà nemico 1 Così dunque in se stessa è pur divisa Sa n n a z a r 0. . Sannazaro.. (Auch in seinen italiänischen Schäfergedichten, die et unter der Aufschrift L'Arcadia, mit Prose untermischt, hers ausgab, finden sich überall Spuren davon, daß Virgil reik Muster war. Weberhaupt haben die italiänischen Dichter in dieser Gattung, von Seiten der Erfindung, wenig eignes Derdienft.) MONTANO, URANIO. 1 M. Itene all'ombra degli ameni faggi, Pasciuta pecorelle, omai che'l sole Su 'l mezzo giorno indrizza i caldi raggi: Lodar gli occhi fereni, e trecce bionde Le mani, e le bellezze al mondo sole. S'accorderanno, e voi di passo in passo Ite pafcendo fiori, erbette è fronde. Egli è pur uom, che dorme in quella valle Difteso in terra faticoso e lasso. Ed a quel can, che è bianco, e par che sia Uranio, se'l giudizio mio non falle. Che ben l'agguaglia alla fampogna mia. Ch'egli è di fuori il lupo pien d'inganni, Che Sannazard. Che f'un fol ramo mi trarrò da presso Cacciate il ladro con audaci gridi. De falfi lupi, che gli armenti furano, E ciò n'avviene per le nostre invidie. Alcun faggi pastor le mandre murano Con alti legni e tutte le circondano; Che nel latrar de'can non l'assicurano. Così per ben guardar sempre n'abbondano In latte e'n lane e d'ogni tempo aumentano, Quando i boschi son verdi, e quando sfrondano. Ne mai per neve il marzo fi sgomentano, Ne per don capra perche fuor la lascino; Così par che li fati al ben consentano. A i loro agnelli già non nuoce il fascino: o che sian erbe o incanti che posledano, Ei nostri col fiatar par che l'ambascino. Ai greggi di costor lupi non predano, Forse temon de' ricchi: or che vol dire Ch'a nostre mandre per ufanzà ledano. Già femo giunti al luogo, ove il desire Par che mi prone e tire, Per dar principio agli amorosi lai: Uranio, non dormir: destati omai, Miler acche ti stai? Così ne meni il di come la notte? E'n sù la mezza notte Questi can mi destar bajando al lupo; Pastor correte al lupo, Sannazaro. E'l gregge numerai di corno in corno: Indi sotto quest'orno. Mi vinse il sonno, ond’or tu m'hai ritratto. Di risponder a quel che dir ti sento. Quella del fier tormento? Dirò quell' altra forse: ahi cruda stella? Ch'a mezzo di l'altr'ieri cantafti in villa. Siccome al sol la neve, Or pensate al mio mal qual eller deve. Che, come cera al foco, Si m'è dolce il tormento, e'l pianger gioco: Ch'io canto suono e ballo, Cosi vuol mia ventura ovver mio fallo, Che vo sempre cogliendo È cerco un tigre umiliar piangendo. Più vermiglia che'l prato a mezzo aprile |