E 2. U. Tirrena mia, il cui colore agguaglia Sannazaro. rimedio del ferito core S'alcun di voi ricerca foco od esca Ove ancor ripensando agghiaccio ed ardo. All'ombra desiate per costume Ch'ogn'altro amor dal cor mi fe lontano. E gli alti monti le contrade adombrano, Le stelle n'accompagnano e la luna; Insieme ragunate, che ben fanno Il tempo e l'ora che la mandra ingombrano, Uranio mio, e già i compagni aspettano, Ne credo che di me pensier si mettano. Se vuoi star meco non mi vedrai movere, # Men Mentre farà del vino in questa fiasca; Sannazaro. M e t a ft a fi o. (Die Schäferkantaten dieses Dichters, zum Theil in Heine Schäferspiele erweitert, find: Il Ciclope; la Galatea; l’Endimione: l’Angelica. Man kann auch außerdem einige seiner Opern, vornehmlich Il Rè Paftore, ganz, oder zum Theil, als Schäferopern betrachten. An Wahrheit und ich: ter Naivetåt der Empfindungen übertrifft Mietastasio alle fethe Vorgånger gar sehr.) IL CICLOPE. POLIFEMO, e GALATE A. POL. Deh tacete una volta, Mio cor, tu prendi a scherno E folgori, e procelle; Ti fanno palpitar. Ga Galatea, dove fuggi? Ah senti, ah lascia Metastasio Il giuro a te, non parlerò d'amore. Ch’ami in te Galatea? Quel vasto ciglio, Che fa tremar, quando d'amor ragiona? Meno orribil sarei, se nel pensiero Aci ogn'or non avessi. GAL. E' vero è vero. E' ver, mi piace Quel volto amato, Non arderò Non trovi ingrato, Non cangerò. Parli, o stolta, cosi? Vantarmi ardisce Trema, lietastasio. Trema, ingrata, per te. S'ei più ritorna Del mio furor. .. Dove mai fuggir potra? Ed Amor l'assisterà. Con mostrarti ( a GAL. a lui crudele. A. 2 Tu m'insegni crudeltà, nel suo periglio. fedelta. Mans Mianfredi. M a n fred i. (Von dem, besonders als Aftronom und Mathematiker zu Bologna berühmten, Wustachio nianfredi, geb. 16740 geft, 1739, hat man eine zu Venedig, 1746 in 8. gedruckte poeti: sche Sammlung (Rime) vermischter Art, unter welchen fich einige Schäfergedichte, gleichfalls iu griechischer und rdmt scher Manier, vortheilhaft auszeichnen.) MELIBEO; Pier - Iacopo Martelli. TITIRO; Euftachio Manfredi, mel. Titiro, tu di largo faggio alrezzo Nomi di verginelli a i boschi insegni Sonar, lento giacendo a l'herba in mezzo Allor che noi da sconosciuti regni Scender vediam ne' dolci campi, e ne le Sudate mefli, ahi, che feroci ingegni! Che cinti, d'armi il ceffo atro, e crudele, Stringer fan de le madri al feno i figli Eridon feri de l'altrui querele. Miseri noi! quai timide conigli In van fuggiamo a gli umili tuguri Colle tremule man coprendo i cigli. Ma ne rupe scoscesa, od antri oscuri, O folitaria felva a noi ricetto E fi, che da tal vista ne assecuri Ufi a mostrar l'ubbidienza al solo Ah |