Sivut kuvina
PDF
ePub

Non che il mar Cafpio; e fenza lei, mi pare
Che fora nulla aver la terra e il mare.

Sortinguerra.

20.

Ma il padre tuo (riprefe il genitore)
Che dirà egli, e popol di Darete?
Scufa i figli appo il padre un forte amore;
(Diffe Tangile) e forse voi'l fapete.
Opra non fo, che arrechi difonore
Nè a me, nè a lui; e l'anime difcrete
Mi daran lode, e chiameran beato
Che m'abbia Amor tanta beltà donato.

21.

Silvano allor (che tale egli fi noma

Il padre mio) diffe: Figliuolo, io voglio
Che tu riguardi pria questa mia chioma,
Che già biancheggia, e penfi al gran cordoglio
Che urterà quefta mia cadente foma
Quel più presto, fe mai per te mi toglio
La dolce figlia, ed ei: Tu fempre appreffo
Al ei farai, e le farai lo fteffo.

22.

Tu non comprendi ciò ch' io ti vo' dire
(Riprefe il vecchio padre) non fi puote
Far quefta cofa, fe non col fuggire:
Fuggi con Filomena in parti ignote.
Io moftreronne dolore, e martire,
E bagnerò di lagrime le gote;
Poi là verronne, dove voi farete,
Arrecator di nuove, o trifte, o liete.

23.

Piacque a Tangil la fubita propofta,
E la notte feguente una peotta
Arma di gente fua forte, e disposta
€ 5

Agir,

Sortinguerra.

Agir, ove da lui ne fia condotta!
Pofcia foletto a cafa mia s'accofta,
Mi chiama; io fcendo, e per obliqua e rotta
Strada mi guida al mare, e c'imbarchiamo;
Sciogliam le vele, e il lido abbandoniamo.

24.

Verfo Biferta volgemmo la prora:
E già tre notti, e già tre giorni interi
Erano corfi, quando fu l'aurora
Ecco due fufte di ladrone neri

[ocr errors]
[ocr errors]

Che ci fon fopra; ed all'ufanza Mora
Ruotan le fciable, e dan colpi sì fieri,
Che ognun de' nostri egli piagato o morto,
E ancor Tangile è nel fuo fangue afforto.

25.

Qual io reftaffi allor, fenza che il dica
Voi vel penfate. Io prefi in man la fpada
Del mio Tangile per morir pudica ;
E già mi apriva in mezzo al cor la ftrada,
Quando un Moro mi afferra, ed a fatica
Mi viene che ful ferro infin non cada.
Poi lieti dan per la vittoria un grido,
E fmontan tutti ful vicino lido.

26.

I morri affatto li gettan nel mare,
E prefer qualche cura de' feriti,
Per vedere, fe li poffono fanare,
E venderli a gli Ardioti, ed a' Negriti:
Poi la preda fi mettono a guardare,
Ma di me fono tutti incaloriti;

E mentre ognun mi chiede, ognun mi vuole,
Vengon tra loro ad acerbe parole.

Sortinguerra.

1

27.

Dalle parole poi vengono a' fatti,
E fi danno le fciable, per la tefta,
Sicchè fi fono omai quafi disfatti.
Un drappello di pochi ancor ne resta;
Ma quefti pur fi batton come matti.
Che più? con fommo mio piacere e fefta
Veggo i nemici miei condotti a morte,
E il ciel ringrazio di sì bella forte.

28.

Poi chiamo il mio Tangile ad alta voce,
E lo cerco piangendo in mezzo al fangue;
E temo di trovarlo, e al par mi noce
Il non trovarlo. Talor freddo efangue
Un cadavero fmovo, indi feroce

Il guardo, che fortezza in me pon langue;
In quefto mentre fofpirar lo fento,

E chiamarmi con roco, e basso accento.

29.

Corro a quel fuono, e lui veggo cofperfo
Di langue, parte fuo, parte d'altrui,
Che il fuo languido ciglio in me converfo
Mi diffe: O cara, che farà di nui?
Speriam (gli diffi) in ogni cafo avverlo
Manda Giove benigno i doni fui.
Quindi gli aftergo le ferite, e il lego,
Ed a fperar forte migliore il prego,

30.

Su la noftra peotta io molte cofe
Torno a ripor, che-stavano ful lide;
E di balfami e d'erbe prodigiofe

Prendo un involto, in cui molto mi fido,
E bagno le ferite fanguinofe
Dell' adorato mio marito fido;

E ne

[ocr errors]

Sortinguerra. E ne riceve in breve tal conforto,
Che s'alza, e move il paffo in verso il porto.

31.

Entriamo in barca, ed egli: O Filomena,
Sciogli (mi diffe) pur tutte le vele.
Lafciamo al ciel di noi la cura piena:
Egli ci faccia il mar mite, o crudele:
Egli il premio ei dia, o pur la pena;
Se merta pena il noftro amor fedele.
Io fo, come egli dice; e in alto mare
Ci vediam tofto da' venti portare.

32.

Pinoro, Re di Algeri, uomo già fatto,
Di nove luftri in circa, era a ventura
Venuto in mare da vaghezza tratto
Di predar pefci, e alleggerir fua cura.
Una forella fua di gentil atto
Era con effo e di bella figura.
Da quefti fummo noi veduti appena,
Che vennero a incontrarci a vela piena.

33.

Or qui comincia il mio fommo dolore,
E che per morte folo averà fine.
Pinoro nel vedermi arde d'amore,
Ed arde per Tangile anche Lucrine
La fua forella: ci fan fefta e onore;
S'apprefentan chirurghi e medicine
Pel mio Tangile; e la real Donzella
Vuole alla cura fua affifter ella.

34.

Pinoro affegna una stanza vicina

A quella, ove egli dorme, al mio marito;
Dove può quandò vuole entrar Lucrina,

Che

Che fammi a feco ftar gentile invito.,
In fine ripofati la mattina,
Pinoro da' più nobili affiftito

Va da Tangile, e là mi fa chiamare ;
Che i noftri cafi ha gufto d'afcoltare.

35

Tangile francamente efpofe loro,
Come era figlio del Re di Darete;
E come Amor con la faetta d'oro
Feri noi due, e prefe alla fua rete.
A quefto dire impallidì Pinoro,
E fi offufcaro le fue luci liete:
Lucrina ancora fcoloriffi, e poi
All' improvvifo fuggì, via da noi,

36.

Le navi mie nell mar di Salamina
Arfer, guari non è li tuoi navigli:
Diffe Pinoro, e con furor cammina.
Tangil mi guarda, e dice: Quai configli
Prendiam, mia vita? Ed io; Amor fi affina,
Siccome ogni virtù, ne' gran perigli;

Che alla per fine è facile ogni ufcita
A chi ufcir vuol dall' odiofa vita.

37.

Sol temo (e non ti dolga, fe ti taccio
Di poco amore, e di fofpetta fede)
Temo Lucrina, che non fciolga il laccio
Che mi ti ftringe, e non la facci erede
Dell' amor mio, ed io ti fia d'impaccio.
La lunga età fa più ch' uomo non crede:
Non piglia il primo affalto una cittade,
Nè a un colpo fol di fcure il pino cade!

Sortinguerra

« EdellinenJatka »